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THE PROTAGONISTS - Lorenzo Modena, what referees don‘t say.

03/10/2023

He will turn 21 a month after the World Championships in Riccione, where he was called up for his second consecutive international commitment as an arbiter. It all started years ago with a passion for chess.

"The referee is a priest of martyrdom." So defined Paolo Villaggio one of the most hated and discussed categories in the world of sports. But the rule applies especially to soccer, where the referee is the lightning rod for the frustrations of entire fan bases. In contrast, in many other decidedly quieter disciplines, such as chess, the referee is in no particular danger and is almost never forced to seek refuge in the locker room after overruling the move of a knight or bishop.
Lorenzo Modena, one of the arbiters designated for the World Chess Championships in Riccione, confirms this: certain risks he has never taken. Twenty years old, 21 in November, from Broni in the heart of Oltrepo‘ Pavese, Lorenzo is a third-year mathematics student at the University of Pavia. A music- and book-loving boy who discovered chess in elementary school, and even more recently has found himself immersed in the parallel universe of those who between a pawn and a rook punch each other.
Exactly what clicks in the mind of someone who decides to become an arbiter?
In my case, at some point my passion for chess collided with reality: realizing that despite my efforts and the hours I spent on the chessboard, I would never get far, where I dreamed I could get. So, in order to stay in the environment, at the age of 17 I decided to enroll in the course to become an arbiter.
Fun fact: How does one train a chess arbiter?
By refereeing as many matches as possible. Which is easy enough to do because there are not many of us, and there are many more tournaments around than you imagine: you just have to have the patience to put in the displacement. But that is not a problem, in fact.
And how did you get into the chessboxing business?
It was proposed to me and I was very intrigued, because the meeting of two worlds so far apart is the real secret of a discipline that has no equal.
Do you only do the chess part in the ring?
Sure. There are usually three referees per match: one for boxing, one for chess, and the timekeeper.
Viewed even more closely, is it difficult for athletes to find the concentration to go from the chess board to the gloves and back again?
That is the most complicated part. In between they have a minute to sit back, refresh and let the adrenaline die down after taking and delivering blows for three minutes. I‘ve seen so many fights thrown away because of an inability to find the right focus.
Your task is what?
Respect the "Swiss system," that is, pair players according to their ranking score. And then watch that no one makes illegal moves.
Illegal in what sense?
It happens sometimes that someone makes the horse make a strange "L" move, for example, or even that he does not respond when he is in check.
That is, does it happen that you don‘t realize that you are close to defeat?
Unlike when playing among friends or at home, where "checkmate" is announced, in tournaments talking is forbidden because it can distract the opponent‘s contraction. But on the other hand, it happens that someone misses, and according to international rules defending oneself is a mandatory move.
And witness a scene from a movie, the kind where one of the two throws the chessboard up in the air and they go back to fisticuffs?
Fortunately, no, although with chess it is normal to lose patience by a split second, but generally you do not react badly with your opponent, rather with yourself for making mistakes and naiveté.
Will Riccione be your first time in the ring?
No, I have already refereed last year‘s world championships in Turkey, so a minimum of international experience I have put aside. But stepping into the ring in front of the audience is always a thrill.
Curiosity: did you ever get the urge to try in person to combine boxing with your passion for chess?
It was suggested to me to try the "Fit" version, but at the moment I said no, also because of time issues.
Confess: have you ever been chased into the locker room because of a refereeing decision?
No. At least not so far. And I pray it never happens especially in chess-pugilism, because stopping a pissed off boxer I don‘t think would be a good experience.

I PROTAGONISTI – Lorenzo Modena, quello che gli arbitri non dicono

03/10/2023

Compirà 21 anni un mese dopo i Mondiali di Riccione, dove è stato chiamato per il secondo impegno internazionale consecutivo in veste di arbitro. Tutto nasce anni fa dalla passione per gli scacchi
 
“L’arbitro è un sacerdote del martirio”. Così definiva Paolo Villaggio una delle categorie più odiate e discusse nel mondo dello sport. Ma la regola vale soprattutto per il calcio, dove l’arbitro è il parafulmine delle frustrazioni di intere tifoserie. Al contrario in molte altre discipline decisamente più tranquille, come gli scacchi, l’arbitro non corre particolari pericoli e quasi mai è costretto a rifugiarsi negli spogliatoi dopo aver annullato la mossa di un cavallo o di un alfiere.
Lorenzo Modena, uno degli arbitri designati per i Mondiali di scacchipugilato di Riccione, lo conferma: certi rischi non li ha mai corsi. Vent’anni, 21 a novembre, di Broni, nel cuore dell’Oltrepo’ Pavese, Lorenzo è al terzo anno di matematica all’Università di Pavia. Un ragazzo appassionato di musica e libri che alle elementari ha scoperto gli scacchi, e ancora più di recente si è ritrovato immerso nell’universo parallelo di chi fra un pedone e una torre si prende a pugni.
Esattamente, cosa scatta nella mente a chi decide di diventare un arbitro?
Nel mio caso, ad un certo punto la passione per gli scacchi si è scontrata con la realtà: capire che malgrado gli sforzi e le ore che passavo sulla scacchiera, non sarei mai arrivato lontano, dove sognavo di poter arrivare. Così, pur di restare nell’ambiente, a 17 anni ho deciso di iscrivermi al corso per diventare arbitro.
Curiosità: come si allena un arbitro di scacchi?
Arbitrando quanti più incontri sia possibile. Cosa abbastanza semplice da fare perché non siamo in molti e in giro ci sono molti più tornei di quel che si immagina: bisogna solo avere la pazienza di mettere in conto lo spostamento. Ma quello non è un problema, anzi.
E come sei finito nel giro del chessboxing?
Mi è stato proposto e mi ha incuriosito molto, perché l’incontro di due mondi così distanti è il vero segreto di una disciplina che non ha eguali.
Sul ring ti occupi solo della parte scacchistica?
Certo. In genere ci sono tre arbitri per incontro: uno per la boxe, uno per gli scacchi e il cronometrista.
Visti ancora più da vicino, è difficile per gli atleti trovare la concentrazione per passare dalla scacchiera ai guantoni e viceversa?
È la parte più complicata. Fra uno e l’altro hanno un minuto per sedersi, rifiatare e far calare l’adrenalina, dopo aver preso e dato mazzate per tre minuti. Ho visto tanti incontri buttati via per l’incapacità di trovare la concentrazione giusta.
Il tuo compito qual è?
Rispettare il “sistema svizzero”, ovvero accoppiare i giocatori in base al punteggio in classifica. E poi vigilare che nessuno faccia mosse illegali.
Illegali in che senso?
Capita a volta che qualcuno faccia fare una strana mossa a “elle” al cavallo, ad esempio, o ancora che non risponda quando è sotto scacco.
Cioè, capita di non rendersi conto di essere prossimi alla sconfitta?
Contrariamente a quando si gioca fra amici o in casa, in cui si annuncia “scacco”, nei tornei parlare è vietato perché può distrarre la contrazione dell’avversario. Ma per contro succede che a qualcuno sfugga, e secondo il regolamento internazionale difendersi è una mossa obbligata.
E assistere ad una scena da film, di quelle dove uno dei due butta all’aria la scacchiera e tornano a fare a cazzotti?
Per fortuna no, anche se con gli scacchi è normale perdere la pazienza di una frazione di secondo, ma in genere non si reagisce male con l’avversario, piuttosto con sé stessi per aver commesso errori e ingenuità.
A Riccione sarà la tua prima volta sul ring?
No, ho già arbitrato i mondiali dello scorso anno in Turchia, quindi un minimo di esperienza internazionale l’ho messa da parte. Ma salire sul ring di fronte al pubblico è sempre un’emozione.
Curiosità: non ti mai venuta la voglia di provare di persona a unire la boxe alla passione per gli scacchi?
Mi è stato proposto di provare la versione “Fit”, ma al momento ho detto di no, anche per questioni di tempo.
Confessa: ti hanno mai inseguito negli spogliatoi per una decisione arbitrale?
No. Almeno non finora. E prego non succeda mai soprattutto nello scacchipugilato, perché fermare un pugile incacchiato non credo sarebbe una bella esperienza.