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ChessBoxing World

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THE PROTAGONISTS - Paolo Armani, the art director of chess boxing

25/10/2023

A graphic designer who moved from print media to the web, he is the author of logos, symbols and image of the Riccione World Championships and the FISP. A fan of rap and trap music, he participated in Castrocaro with his own track

"Fall in love with the problem, not the solution," is how Simon Oliver Sinek, a British writer, essayist and consultant and author of numerous volumes devoted to the subtle art of marketing, likes to repeat to his students.
And that is exactly what it is, the starting point of every new project that passes through the imagination of Paolo Armani, graphic design and author of the logo, graphics, website, program and mokeups of the fifth edition of the World Chessboxing Championships in Riccione and FISP, the Italian chess federation.
To him, at the beginning of this adventure, the organizers asked to give a strong and recognizable identity to the image of the first world event of the discipline ever hosted in old Europe. The answer, after several trials of refinement, was the current logo, with the silhouette of a boxer topped by a chess king and queen. Few colors, essential, making the hint of a tricolor at the end of an incomplete circle that looks like a street writer‘s stroke stand out even more.
Born in quiet Vigevano 49 years ago, Armani describes himself as a "soul-black" soul, in love from an early age with everything that represents art and expression, growing up with the energetic sound and committed lyrics of "Public Enemy" and then moving on to the rage of Notorious B.I.G. and Tupac Shakur, two of the greatest and most influential rappers in history, united by a tragic end at a young age.
Where did these musical passions come from?
From "my" nineties, when I was a Hip-Hop dance champion and was convinced that that would be my future.
And then?
Then I discovered the angry and raw world of rap and trap, moving also to the then emerging Italian new names like Marracash, Salmo, Sfera Ebbasta. Myself, I wrote and submitted a track to Castrocaro.
And how did it go?
It was called "Why," and contrary to what was popular at the time, it was I think one of the first Italian pieces that could be defined as rap-romantic: it was about a love story gone wrong. I made it to the semifinals, and that‘s where I stopped.
Graphics when did it come?
After my studies, I joined an advertising agency as a graphic designer where designing trademarks and logos won me over, although shortly afterwards I was directed toward editorial graphics: I paginated newspaper articles, created "helms," and gave a graphic look to newspapers. Another good school, requiring precision, punctuality and hectic schedules. A few years later I realized that the world was veering sharply toward digital and I adapted: today I deal mainly with social, sites and mobile apps.
Do you have your own style?
I would say that I instinctively aim for the unconventional, I like not to be obvious, to understand the soul of what I am dealing with and turn it into something that has to sum it all up visually.
When and where did you discover chess?
It was several years ago, and if I remember correctly Volfango (Rizzi, the organizer of the World Cup, Ed.) asked for a quote for the layout of his newspaper, "SPQR - chess, boxing, something else and rugby." We befriended each other and a collaboration ensued, which led me from the beginning to take care of the layout of the new discipline that had just landed in Italy.
Have you ever tried it yourself?
No, although years ago I practiced a little boxing and I can play chess, but self-taught. Let‘s say I don‘t rule out trying it at some point.
You have a heavy surname...
I know, but unfortunately no relation to the designer, except maybe a good amount of imagination and creativity that we share. However, every time I introduce myself to someone I have to explain that I have nothing to do with "King Giorgio," but they still ask me for a pair of jeans as a gift.
Your most successful project?
My daughter, 16, a student at the classical high school. In front of her I can‘t resist, she always manages to come out on top. It‘s no coincidence that her name is Victoria. Nomen omen.

I PROTAGONISTI – Paolo Armani, l’art director dello scacchipugilato

25/10/2023

Grafico passato dalla carta stampa al web, è l’autore di loghi, simboli e immagine dei Mondiali di Riccione e della FISP. Appassionato di musica rap e trap, ha partecipato a Castrocaro con un suo brano
 
“Innamorati del problema, non della soluzione”, così ama ripetere ai suoi allievi Simon Oliver Sinek, scrittore, saggista e consulente inglese autore di numerosi volumi dedicati alla sottile arte del marketing.
Ed è esattamente quello, il punto iniziale di ogni nuovo progetto che passa attraverso la fantasia di Paolo Armani, graphic design e autore del logo, della grafica, del sito, del programma e dei mokeup della quinta edizione dei Campionati del Mondo di chessboxing di Riccione e della FISP, la federazione italiana scacchipugilato.
A lui, all’inizio di quest’avventura, gli organizzatori hanno chiesto di dare un’identità forte e riconoscibile all’immagine del primo appuntamento mondiale della disciplina mai ospitato nella vecchia Europa. La risposta, dopo diverse prove di affinamento, è stata il logo attuale, con la silhouette di un pugile sovrastato da un re e una regina degli scacchi. Pochi colori, essenziali, che fanno spiccare ancora di più l’accenno di tricolore al termine di un cerchio incompleto che sembra il tratto di uno street writer.
Nato nella tranquilla Vigevano 49 anni fa, Armani si definisce un’anima “soul-black”, innamorato fin da piccolo di tutto ciò che rappresenta arte ed espressione, cresciuto con il sound energico e i testi impegnati dei “Public Enemy” e poi passato alla rabbia di Notorious B.I.G. e Tupac Shakur, due dei più grandi e influenti rapper della storia, accomunati da una fine tragica in giovane età.
Da dove arrivano queste passioni musicali?
Dai “miei” anni Novanta, quando ero un campione di danza Hip-Hop ed ero convinto che quello sarebbe stato il mio futuro.
E poi?
Poi ho scoperto il mondo arrabbiato e crudo del rap e del trap, spostandomi anche verso i nuovi nomi italiani allora emergenti come Marracash, Salmo, Sfera Ebbasta. Io stesso, ho scritto e presentato un pezzo a Castrocaro.
E com’è andata?
Si intitolava “Perché”, e al contrario di quanto andasse allora per la maggiore, era credo uno dei primi pezzi italiani definibile rap-romantico: parlava di una storia d’amore finita male. Sono arrivato alle semifinali, e lì mi sono fermato.
La grafica quando arriva?
Dopo gli studi sono entrato come grafico in un’agenzia pubblicitaria dove disegnare marchi e loghi mi ha conquistato, anche se poco dopo sono stato indirizzato verso la grafica editoriale: impaginavo gli articoli dei giornali, creavo i “timoni”, davo una veste grafica alle testate. Un’altra bella scuola, che richiede precisione, puntualità e tempi frenetici. Qualche anno dopo ho capito che il mondo stava virando in modo deciso verso il digitale e mi sono adeguato: oggi mi occupo principalmente di social, siti e app mobili.
Hai un tuo stile?
Direi che d’istinto punto sull’anticonvenzionale, mi piace non essere scontato, capire l’anima di ciò di cui mi sto occupando e trasformarlo in qualcosa che deve riassumere tutto visivamente.
Quando e dove hai scoperto lo scacchipugilato?
Sono passati parecchi anni, e se non ricordo male Volfango (Rizzi, l’organizzatore dei Mondiali, NdR) ha chiesto un preventivo per l’impaginazione del suo giornale, “SPQR – scacchi, pugilato, qualcos’altro e rugby”. Abbiamo fatto amicizia e ne è nata una collaborazione che mi ha portato fin dall’inizio ad occuparmi della veste grafica della nuova disciplina appena sbarcata in Italia.
Hai mai provato di persona?
No, anche se anni fa ho praticato un po’ di boxe e so giocare a scacchi, ma da autodidatta. Diciamo che non escludo di provarci, prima o poi.
Hai un cognome pesante…
Lo so, ma purtroppo nessuna parentela con lo stilista, a parte forse una buona dose di fantasia e creatività che ci accomuna. Comunque, ogni volta che mi presento a qualcuno devo spiegare che non c’entro nulla con “Re Giorgio”, ma mi chiedono lo stesso un paio di jeans in regalo.
Il tuo progetto più riuscito?
Mia figlia, 16 anni, studentessa al classico. Di fronte a lei non resisto, riesce a spuntarla sempre e comunque. Non a caso si chiama Vittoria. Nomen omen.